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Chiedimi se sono razzista

Ultimamente mi sto chiedendo spesso se sono diventata razzista...
Ho cercato la definizione del termine che riporto qui:

''Razzista è chi predica e pratica il razzismo, inteso sotto il profilo storico come (scrive il Vocabolario Treccani) «ideologia, teoria e prassi politica e sociale fondata sull’arbitrario presupposto dell’esistenza di razze umane biologicamente e storicamente "superiori", destinate al comando, e di altre "inferiori", destinate alla sottomissione, e intesa, con discriminazioni e persecuzioni contro di queste, e persino con il genocidio, a conservare la "purezza" e ad assicurare il predominio assoluto della pretesa razza superiore».''

Fonte:  http://www.treccani.it/lingua_italiana/articoli/parole/razzista.html

Non mi rivedo in questa definizione, non credo assolutamente che esistano ''razze'' superiori o inferiori ne mi sento migliore delle altre persone di qualsiasi nazionalità siano, orientamento politico, credo religioso o orientamento sessuale. Ho sempre pensato vivi e lascia vivere ognuno è libero di pensarla come vuole nel rispetto dell'altro, e per opinioni diverse non mi sono mai sentita in diritto di giudicare.

E' facile sentirsi stringere il cuore e pensare ad essere solidali quando vediamo in tv i bambini di colore con le pance gonfie di niente. Che poi non c'è bisogno di andare tanto lontano per sentirsi addolorati e impotenti, già nel nostro paese ci sono milioni di poveri. Sul discorso burkini...non trovo giusto che venga impedito alle donne di fare il bagno vestite, perchè il burkini lascia il viso scoperto almeno quelli che ho visto in rete.
Mentre non sono d'accordo al burka in Italia, ok il rispetto degli usi, costumi e tradizioni degli altri popoli, ma se una donna occidentale va in un paese arabo vestita all'occidentale non fa una bella fine...quando andiamo li dobbiamo rispettere le usanze del luogo poi da noi la sicurezza non viene rispettata. Sotto un burka ci può essere chiunque, anche un uomo, anche un uomo non buono...

Forse razzismo non è il termine corretto, ma credo di aver peccato di pregiudizio.

Ho fatto un viaggio di 11 ore in autobus. Ancor prima di prendere l'autobus definitivo che ci avrebbe portato a destinazione ad una delle fermate per la coincidenza noto che salgono due ragazzi che parlavano arabo.
Salgono sull'autobus, uno dei due lascia una borsa per pc sulla cappelliera del primo posto e vanno insieme a sedersi in fondo all'autobus. Ora, sarà che la paura fa 90 di questi tempi ma il mio pensiero è stato...e se fosse una bomba? Lo so è idiota come pensiero, ma l'ho pensato. Tra l'altro quell'autobus avremmo dovuto lasciarlo per salire su un altro e non era necessario nemmeno che fossero kamikaze, i presenti saremmo scesi tutti di li a poco. Ho sperato fortemente che fossero diretti in una meta diversa dalla mia.
Scendiamo per prendere l'altro autobus, vedo che il ragazzo riprende la borsa del pc e scende. 
Vado a sistemare i bagagli, e in attesa di salire sull'altro autobus do uno sguardo a quello che orientativamente sarebbe stato il mio posto a sedere...occupato!
Salgo sull'autobus, arrivo al mio posto a sedere prenotato e lo trovo occupato, erano occupati entrambi i sedili dai due ragazzi arabi di cui prima.
Faccio presente che uno dei due è il mio posto, e uno dei due si alza e va a sedersi in fondo.
L'altro resta fermo dov'era ma era ancora al mio posto...che era il lato finestrino.
In qualche modo riesco a fargli capire che mi sarei dovuta sedere dove era lui, in un inglese molto maccheronico ''sorry, my seat is on side window''. Non molto felice della cosa, si sposta.
Ora, posto che cerco di viaggiare quando l'autobus non è pieno, caricata di borsa e computer spero sempre che il sedile di fianco al mio sia vuoto e, finora, nei miei numerosi viaggi sono sempre stata fortunata ...questa volta no. Il ragazzo si siede e si toglie le scarpe, comincia a sedersi in modo molto comodo, sicchè ero rintanata in un angolo immobile...tanto che ero rigida che dopo appena due ore di viaggio già mi scappava la plin plin! Io che non dormo nell'autobus non avevo neanche modo di collegare lo smartphone alla presa elettrica...perchè non potevo muovermi.
In questo caso, se di razzismo si è trattato è stato un razzismo al contrario, fosse stata un altra persona gli avrei fatto presente che stava invadendo il mio spazio e che le scarpe nell'autobus non si tolgono. Qui si tratta di maleducazione non di razza, nazionalità ed altro.
Invece ho avuto paura. Lui che mormorava di continuo parole in una lingua che non conoscevo e sospirava a tratti invocando Allah...pertanto nominandolo in vano e cantando sempre in arabo.
Ad un certo punto si sposta  e va in fondo all'autobus, quando ho visto che ci è rimasto per un tempo sufficientemente lungo ho tirato un sospiro di sollievo, l'ammetto.
Fino a che...passa l'autista e gli dice che non può sedersi dov'è perchè ci vanno gli autisti a riposarsi al cambio guida e di rimettersi le scarpe, detto in modo al quanto sgarbato. Nei miei viaggi precedenti c'erano signore sedute al primo posto con le gambe in aria e senza scarpe il cui comportamento è stato sempre tollerato dall'autista. Sicchè il mio compagno di viaggio ritorna al suo posto, con me.
Attendevo la sosta come la manna dal cielo, rigidissima nel mio mezzo sedile, e avevo adocchiato due posti vuoti e speravo di trasferirmi li...e invece no, perchè è salita altra gente!
All'autogrill mentre il resto dei passeggeri si rifocillava e approfittava delle toilette il mio compagno di viaggio buttava a terra la felpa che indossava (che poi ha ri-indossato) e pregava in direzione La Mecca.
Al chè...ho pensato, ci siamo! Adesso ha detto le preghiere...è il momento di saltare in aria!
Sarò razzista, piena di pregiudizi, non lo so...ma è stato il viaggio peggiore della mia vita, essere in un posto in cui non vuoi essere, chiusa in un autobus e non puoi scappare da  nessuna parte. 
Una tensione continua.
Magari era una persona tranquillissima, religiosa secondo i loro canoni, maleducata secondo i nostri, ma una persona normale...Eppure io ero spaventata a morte. Non lo consideravo inferiore ma avevo paura.

Riflessioni di una 32enne








 Navigando nei miei post del mio povero blog abbandonato, ho trovato questo post nelle bozze, mai pubblicato, scritto e pentita forse...però non l'avevo cancellato. Il periodo .. fine 2013.. visto che il titolo era : Riflessioni di una quasi trentenne! Oggi che ne ho 32 noto, purtroppo, che non c'è limite al peggio. Le cose non sono cambiate ... Non un lavoro degno di questo nome, non ancora una famiglia (fanculo la Lorenzin), alla domanda ''Come stai?'' sono tentata di rispondere ''Empty''.

... e quello che ti frega è che non ci pensi o, se lo fai... è un pensiero latente.. Poi un bel giorno ti svegli e guardi sempre più demotivata al futuro, quel futuro del BIPPP che in realtà è già il tuo presente, e allora cambi direzione e sempre più spesso è al tempo trascorso che guardi e incominci a interrogarti, analizzarti e confrontarti con il resto del mondo. Incominci a pensare che forse non hai concluso un BIPPP nella tua vita, in quelli che dovrebbero essere stati i migliori anni, pensi che non hai mai veramente fatto ciò che volevi, che il dovere ha sempre prevalso su ciò che ti piaceva e ti rendeva davvero felice. Pensi...accidenti, ho dovuto spegnermi così tante volte da non riuscire più a bruciare.
Scuola, università...esami, notti in bianco e ore di vita sprecate...e si BIPPP sono sprecate, qualcuno dirà di no..infondo ti sei fatta una cultura..bella soddisfazione! La cultura non ti sfama....
Era meglio tagliare capelli, truccare le spose o meglio ancora darsi all'agricoltura, che almeno avresti avuto di che mangiare e saresti vissuta a contatto con la natura e, la sera, stanca morta, saresti andata a letto contenta.
Invece lo studio no, il lavoro intellettuale non da pause, non da riposo...è come stare in apnea, prendi un respiro tra un impegno e l'altro e sai che è solo quello che puoi avere prima del prossimo dovere. Il lavoro mentale, lo studio, te li porti a casa, ritrovandoti mentre fai il tuo turno delle pulizie a pensare a quella ricerca che non da i risultati sperati, a quell'integrale che non ti riesce o quella normativa che non riesci a memorizzare.
E poi non dimentichiamo la parabola dei talenti, un bel mattino ti torna in mente anche quel ricordo di un catechismo lontano. Senti di aver sprecato i tuoi talenti, di non aver coltivato le tue predisposizioni naturali, di averle gettate tra le spine...il tutto in nome del dovere, del cosa è più saggio ed economico fare.
Forse in realtà non li hai riconosciuti, o forse non hai voluto, creduto davvero in quelle doti che ti dicevano di avere. Non mi piace mai niente abbastanza da desiderare di farlo per sempre.
Ho un carattere terribile lo so, ma è la verità, sono incostante, mi annoio, quando ne so abbastanza di qualcosa voglio cambiare...come la voglia di cioccolato, lo assaggi, lo gusti ma troppo ti nausea e cerchi altri sapori.